Ho avuto occasione di conoscere Giancarlo Capozzoli circa un anno fa. L'impressione immediata che percepivo dalle nostre prime frequentazioni, fu molto positiva. Ciò che coglievo attraverso la trasparenza del suo volto, era quella purezza celestiale molto simile alla bellezza del bambino che gioisce quando scarta una sorpresa, capace di meravigliarsi nella semplicità delle piccole cose.

Nelle nostre conversazioni, mi sorprendevo parecchio scorgere la parte profonda e l'innata capacità di lettura e di analisi, che non terminava mai alla fine di un dibattito, ma traspariva all'unisono insieme al forte desiderio di andare oltre una barriera , come a voler scavare nel profondo dell'uomo per coglierne un'essenza primordiale.

L'arte fotografica di Capozzoli si distingue per la sua immediata lettura esistenziale. Capozzoli non scatta una fotografia solo con la macchina fotografica. Lui mette nella fotografia tutte le immagini che ha visto, i libri che ha letto, la musica che ha sentito e le persone che ha amato”, come affermava il celeberrimo fotografo Ansel Adams. Ogni opera parla dell'autore delle proprie emozioni e delle esperienze vissute trasmettendo talvolta inconsciamente messaggi profondi sull'esistenza e sui nostri valori.

Anche un “selfie”, o più in generale un autoritratto, non è da considerarsi un semplice modo di soddisfare necessità esibizionistiche, ma nasconde percorsi profondi di conoscenza e di ascolto dei propri bisogni comunicativi.

Negli scatti di Capozzoli si coglie l'essenza del suo animo, una ricerca di umanità che è paragonabile a una sorta di preghiera statica e silenziosa un dialogo tra le parti che vorrebbe raggiungere a tutti i costi la scoperta di un mondo migliore. Un percorso intimo e personale nel tentativo di riscoprire se stessi ( chi sono io? Chi è il mio soggetto? Perché siamo venuti al mondo? Dove sono le nostre radici?) attraverso una lettura poetica e fisiognomica dei volti catturati dal suo obbiettivo.

Nei volti da lui immortalati si percepisce una sensazione di pace e di serenità tipica delle persone indigenti e silenziose dal passato non facile e con un futuro incerto.

Sono i volti della purezza che parlano, sono le rughe di una lunga vecchiaia passata tra il lavoro e le vicissitudini di una guerra che tutt'ora oggi continua.

Occhi che non chiedono nulla, ma che esprimono al pubblico attento quella sensazione disarmata di abitudine quotidiana nei confronti di una realtà cruda e misera d'amore, celata di tanto in tanto da un sorriso rigoglioso di dignità.

L'amore è la parola chiave in tutto il lavoro di Capozzoli. L'amore è il sentimento più nobile e veritiero per conoscere se stessi e gli altri volando attraverso lo sguardo di un futuro di pace e di Amore.

Pertanto sono sicuro che il presente volume, che cattura e immortala attraverso fotografie di alta qualità il popolo keniota in commoventi scene di vita quotidiana, sarà di buon augurio per aprire la nuova collana di libri di arte fotografica sotto l’egida dell'Associazione “Tota Pulchra” presso l’Editrice “Artifices”.

 

Mons. Jean-Marie Gervais

Presidente dell’Associazione “Tota Pulchra”

 

Tota Pulchra: Associazione per la promozione sociale

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