L’utilizzo dei social network fa parte della vita quotidiana nella maggior parte di noi. Non esiste una giornata senza aver pubblicato un selfie o senza aver dato un’occhiata veloce al feed del profilo. In questo anno di pandemia possiamo dire con ragionevole certezza che i social network sono state le piattaforme principali su cui aggiornarci. Secondo la ricerca “We are social 2020” di Hootsuite nel nostro Paese risultano iscritte e attive ad almeno una piattaforma social 35 milioni di persone, con un aumento del 6,4% (circa due milioni di persone in valore assoluto) rispetto al 2019.

Un altro dato importante è la modalità di connessione: il 98% di queste avviene tramite devices mobili, questo dato indica una cosa importantissima: è estremamente semplice e naturale accedere sempre e ovunque al nostro profilo. Condividere foto e post cercando l’approvazione dei nostri amici comporta il rilascio di dopamina (l’ormone della felicità) nel nostro cervello, provocando una sensazione di benessere. Attenzione però, l’utilizzo costante e senza freni dei social network comporta effetti collaterali; In particolare ne voglio sottolineare due: il primo riguarda la mole di dati e di informazioni che condividiamo con queste piattaforme, in quanto esse registrano tutto, sono a conoscenza dei nostri interessi, conoscono i posti dove siamo stati, le persone con le quali abbiamo interagito e i contenuti verso cui mostriamo maggiore interesse. Mettendo insieme tutte queste informazioni si costruiscono modelli di utenti target, che poi vengono rivenduti (attenzione non vendono i nostri dati ma vendono i modelli costruiti sui nostri dati) alle aziende, sotto forma di pubblicità. Le informazioni che condividiamo ovviamente non sono esclusivamente utilizzate per questo fine. Ad esempio, qualcuno potrebbe fare una ricerca su di noi e venire a conoscenza di tutto quello che abbiamo scelto di rendere pubblico, non possiamo sapere i motivi ma sappiamo solo che le nostre informazioni sono disponibili a portata di click. Il secondo fattore è di matrice psicologica e riguarda la costruzione di una realtà parallela. Se io mostro interesse verso una certa tematica tramite le pagine che seguo, i video che vedo e i gruppi ai quali mi iscrivo, l'algoritmo del social in questione proverà, in modo sempre più preciso, di mostrarmi contenuti in linea con i miei interessi. Il suo obbiettivo d’altronde è massimizzare il mio tempo di connessione, in questo modo vedo più contenuti e messaggi pubblicitari annessi; Cosa provoca questo nella mia mente? Indebolisco la capacità di sentire “entrambe le campane” e cioè arrivo a credere che sia vero tutto quello che vedo sui social senza verificare. Una vera e propria distorsione della realtà che rischia di diventare pericolosa nel momento in cui ritorno alla mia vita quotidiana.

In sintesi, giudizio positivo o negativo verso i social network? Personalmente ritengo che non abbia senso etichettarli perché tutto dipende direttamente dall’utilizzo che ne viene fatto dall’utente. A questo proposito, ritengo utile impartire un’educazione digitale soprattutto sui giovani, che insegni a non utilizzare in modo pericoloso questi strumenti e a capire le potenzialità enormi che possono dare.

 

di Matteo Gianniello

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