Descrivere alcuni aspetti biografici e spirituali della complessa e ricca personalità della Santa Madre Teresa di Calcutta è una edificante occasione di scoprire quanto sia stato grande e direi immenso il suo amore verso i poveri anzi i più poveri tra i poveri e ci si  accorge di trovarsi davanti ad un gigante della carità, autentica ed impareggiabile missionaria che ha dedicato tutta la sua vita  a donare amore, assistenza, sostegno morale, aiuto psicologico a una moltitudine anonima di gente priva di qualsiasi  mezzo di sussistenza, poveri, malati, moribondi, lebbrosi. Tutta la sua attività fu coerente con il nome con il quale è stata chiamata “Madre Teresa”, dopo che il 24 maggio 1937 ella  fece la Professione dei voti perpetui, divenendo, come lei stessa disse: “la sposa di Gesù” per “tutta l’eternità”. Fu realmente amorevole e affettuosa come una madre. Leggendo il suo libro “ La mia vita” nel quale si definisce “una piccola matita nelle mani di Dio” possiamo conoscere attraverso le sue stesse parole, semplici e profonde nello stesso tempo,  il suo percorso missionario, la sua intensa vita fatta di preghiere  e di materiale attività di aiuto in favore dei poveri più poveri; ella  sosteneva  che in ogni povero vedeva la sofferenza di Cristo. Il suo cammino nella storia dell’umanità iniziò con la vocazione, proseguì con la istituzione delle Missionarie Della Carità, e meritò il  premio Nobel per la pace, poi la beatificazione ed infine la santità. Sembra a noi gente comune impossibile che una tale donna, fragile fisicamente, di piccola statura, possa avere avuto una grande forza di svolgere la sua missione senza calcolare riposo, i pericoli cui andava incontro per i rischi di contagio, perché ella non aveva alcuna paura di soccorrere i lebbrosi e malati di qualunque pericolosa malattia; li abbracciava, li imboccava, come una madre fa coi suoi figli! Suscitò nel mondo intero una infinita ammirazione, fu conosciuta da tutti, celebrata come una grande missionaria e per tale sua incessante attività, per la sua profonda religiosità, meritò prima la beatificazione avvenuta durante il pontificato di  papa Giovanni XXIII e poi la proclamazione di santa, durante il pontificato di papa Francesco. Questa donna straordinaria ha ricevuto tanto rispetto da stimolare contribuzioni da tutto il mondo da parte di coloro che hanno condiviso le sua attività, apprezzandone anche l’aspetto religioso. Fu definita la Santa di Calcutta ed è stata certamente per tutti noi, per tutto il mondo, un esempio di amore da imitare perché ella, più di ogni altro, ha saputo incarnare l’imperativo datoci da Dio “ ama il prossimo tuo come te stesso”. Questo amore, ci ha insegnato, deve essere un impegno quotidiano e le mani debbono essere usate non solo per operare ma per pregare, perché nel fervore della meditazione ci si avvicina a Dio a cui chiediamo di stare al nostro fianco ed aiutarci. Ella ci ha lasciato un ricco patrimonio di testi arricchiti con episodi e aneddoti che tratteggiano una vita consumata nella pienezza della fede. Muore il 5 settembre del 1997. Al suo funerale hanno partecipato moltissime   persone e diversi capi di Stato, e molti capi religiosi: una coda di 4 kilometri per rendere l’estremo saluto a Madre Teresa di Calcutta.

Il cardinale Angelo Comastri ha incontrato più volte Madre Teresa; da tali incontri egli ha potuto penetrare meglio la personalità della Santa di Calcutta; la prima emozione che lo ha colpito al primo incontro è quella suscitata dai suoi occhi” penetranti e limpidi”. Dalle conversazioni che si sono tra loro svolte la Santa metteva in evidenza che bisogna sempre pregare, perché senza la preghiera non si può avere la forza necessaria per aiutare i poveri; ecco il ricordo del cardinale: Madre Teresa mi prese le mani:

“Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega”.

Egli ricorda un altro incontro, quello avvenuto nel 1988, nella parrocchia di Santo Stefano al Monte Argentario, a Roma dov’era parroco. Madre Teresa ammirò estasiata la parrocchia poi disse al parroco queste parole:

“La vita è il più grande dono di Dio. È per questo che è penoso vedere quanto accade oggi: la vita viene volontariamente distrutta dalle guerre, dalla violenza, dall'aborto. Il più grande distruttore di pace nel mondo oggi è l’aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nel suo grembo, chi potrà fermare me e te nell’ucciderci reciprocamente? Se una mamma può uccidere il proprio figlio, chi potrà impedire a un figlio di uccidere la madre?”.

L’ultimo incontro avvenne nel maggio del 1997; in quella occasione Madre Teresa, dopo avere manifestato i suoi prossimi viaggi a Londra, a Roma, a Dublino, e sentendo l’invito del cardinale, allora vescovo, di non affrontare tali viaggi massacranti per la sua salute, così ripose, evidenziando un grande messaggio di amore “O mio caro vescovo Angelo, la vita è una sola: non è come i sandali, che cambio. E io debbo spenderla tutta per seminare amore fino all’ultimo respiro. Ricordati che, quando moriremo, porteremo con noi soltanto la valigia della carità”. Ebbene il vescovo non poté obiettare nulla, anzi prese nota di quella verità che custodì nella sua mente come un tesoro e come un proposito di vita da attuare. Bella è questa espresso della “valigia piena di carità”. Presentarsi a Dio con una valigia vuota significa non avere fatto nulla nella vita in favore dei bisognosi. Concludendo possiamo dire che è questa l’eredità che ci lascia la santa: essere caritatevoli.

Il nostro presidente Mons. Jean Marie Gervais, uomo della chiesa e di grande culto, spesso ci riunisce nella riflessione, nella spiritualità e ci richiama ad essere gocce d’acqua pulita nel mare immenso dell’umanità affinché insieme possiamo seguire le orme di Cristo, la testimonianza che ci giunge da un Principe della Chiesa s.e. Angelo Comastri, uomo umile e pastore di Cristo che c’incanta con i suoi scritti e testimonianze dirette di Madre Teresa per indurci nel percorso divino di aiutare gli ultimi, essi non vogliono denaro, ma amore e considerazione per avere il cuore felice, quindi due sentimenti gratuiti che possiamo donare per chi in questo particolare momento soffre.

 

Avv. Calogero Antonio Pennica

Vincenzo Chiapparo

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