Walter Leonardi è un fotografo di fama internazionale. Dal 1986 in poi è stato il fotografo ufficiale del famoso antropologo ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl, l'uomo del Kon-Tiki, realizzando al suo seguito reportage in tutto il mondo. Ha frequentato il mondo del Cinema che conta ritraendo protagonisti di ieri e di oggi,come: Visconti, Mastroianni, Sordi, Robert Mitchum, Mickey Rourke, John Ford, Oliver Stone, solo per citarne alcuni. Tra il 1990 e il 1991 ha realizzato gli scoop sugli astronauti sovietici nella Città delle Stelle, documentando l'addestramento all'utilizzo delle navette Sojuz e della Stazione Orbitante Mir.. In esclusiva mondiale, ha realizzato il reportage sulla “città proibita” di Vladivostok nel gennaio del 1991. Ha pubblicato su oltre 400 riviste mondiali, tra le quali National Geographic, Life, Newsweek, Playboy, Airone, Sette del Corriere della Sera e il Venerdì di Repubblica ed è autore di 28 libri. Ha realizzato mostre fotografiche in diversi paesi; la sua mostra open air "Sicilia il Viaggio" (2011, Milano, Londra, Palermo) ha ricevuto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

Leonardi , lei è un fotografo di comprovata fama internazionale. Ci può sintetizzare la sua esperienza professionale?

Sono stato per 25 anni il fotografo ufficiale di Thor Heyerdahl il famoso esploratore norvegese considerato il più grande del XX sec. Difatti fu colui che riuscì ad attraversare il Pacifico e l’Atlantico con semplici barche in legno. Durante la nostra collaborazione ho fatto il mio reportage più importante: fotografare l’isola di Pasqua. Durante la mia permanenza ho potuto vedere da vicino i Moai, le famose statue autoctone, che sono circa un migliaio. Grazie a Thor ho fatto servizi fotografici in ogni parte del mondo e gliene sarò sempre grato per questa indimenticabile esperienza di vita. In seguito a questa esperienza mi sono dedicato a fotografare i grandi attori e registi degli anni 70/80 che vivevano quasi tutti a Los Angeles come Mikey Rourke, John Ford, Oliver Stone etc. La cosa curiosa è che sono riuscito a fotografarli nelle loro case e con le loro famiglie. Un altro servizio estremamente importante per me fu quello sulla vita dei R.O.M., che feci a Torino dal quale nacque un libro che poi fu distribuito all’estero.

Come ha accennato nella prima risposta lei ha avuto modo di conoscere vari attori e registi. Ci può raccontare un incontro con uno di loro che le è particolarmente rimasto in mente?

L’incontro particolare fu con Mikey Rourke, che al tempo era considerato uno dei maggiori attori al mondo. Lo incontravo quotidianamente al caffè Roma, a Los Angeles, dove era quasi sempre impegnato a mangiare un buon piatto di spaghetti. Chiesi al proprietario del locale se lo avessi potuto fotografare ed ebbi l’idea di regalargli una copia del mio libro ‘’ I soliti zingari’’ ricordando che Mikey aveva fatto un film dove interpretava il ruolo di un ‘’mendicante’’ speciale, San Francesco. Il proprietario gli consegnò il libro dicendo che gli zingari fotografati da me erano dei ‘’poverelli’’ come i francescani e che avrei voluto fotografarlo. Il Sign. Rourke accettò e feci questo servizio che pubblicai in un’infinità di riviste nel mondo. Questo semplice abbinamento zingari/francescani riusci’ ad aprire la porta verso l’attore.

 

 

Ci vuol parlare della sua notevole esperienza professionale nell’ allora U.R.S.S. ?

Uno degli scatti più interessanti fu quello che feci alla Dacia (residenza) di Gorbaciov nel 1991. Fu una foto esclusiva che in seguito mostrai al presidente dell’agenzia per cui lavoravo che restò totalmente stupito dal mio scoop. Nel 1991 feci un altro servizio interessante nella città di Vladivostok dove erano presenti armamenti di vario genere che nessun occidentale aveva potuto fotografare prima. Precedentemente  ero inoltre riuscito a fotografare la cosiddetta ‘’città delle stelle’’ dove si addestrano gli astronauti per prepararsi ad andare nello spazio. Qui oltre a fotografare l’addestramento tenuto a temperature estremamente rigide, fui invitato personalmente a casa dal comandante della città che durante la sua vita riuscì’ ad andare  in orbita per ben 5 volte!

Che valore dà alla macchina fotografica , o meglio, lei scatta foto con quale intento?

La macchina fotografica è la penna ed il mio inchiostro sono le luci. Per me è fondamentale dare molta attenzione al gioco luce/ombra, al colore, all’ora delle riprese. Come non è la penna che fa grande l’opera  cosi vale per la macchina fotografica, che per quanto possa essere di ultimissima generazione (basti pensare ai cellulari moderni) non per questo renda necessariamente bene. Le mie fotografie vengono dal mio pensiero, dalla mia mente e la macchina fotografica è solo uno strumento. Una delle mie peculiarità di fotografo è che io voglio la foto il più perfetta possibile già quando inquadro l’oggetto con l’obiettivo, senza mai modificare nulla.

Il bravo fotografo è sempre attento ai dettagli, al contesto, alla prospettiva. Di quel che ricorda quale è il luogo da lei visitato che le ha lasciato un segno indelebile?

Il posto che mi ha colpito di più è senz’altro l’isola di Pasqua. Visitarla è sempre stata un’idea fissa per me e riuscii a convincere il mio amico Thor Heyerdahl ad andare assieme. Fu  un bellissimo periodo, un luogo altamente magnetico dove successero cose particolari. Ad un certo punto, chiesi a degli indigeni di poter vedere il veliero olandese che per primo arrivò sull’isola ma di cui loro non avevano  ricordo chiaro. Pochi giorni dopo, arrivò la nave scuola cilena (molto simile a quel veliero)e alcuni dei residenti, pensando alla mia richiesta, dissero che io avevo una sorta di dono di preveggenza degli eventi e fossi protetto da un’entità simile ad un angelo. Quella giornata magica, 23 febbraio 1987,  non finì lì: mentre assieme a Thor guardavano il cielo stellato, vidi in cielo una stella più grande delle altre, era una supernova che era esplosa 168 milioni di anni prima e che solo allora si manifestava ad occhio umano. Per scherzare chiesi al mio amico quando avremmo potuto rivedere la stella e lui: tra qualche milione di anni ancora.

 

di Lelio Antonio Deganutti

 

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