Buongiorno direttore, da quali esigenze nasce la creazione dell’agenzia giornalistica AGC COMMUNICATION?

 L’agenzia AGC Communication nasce nel 2012 con uno scopo ben preciso: fornire maggiori informazioni d’analisi sul mondo circostante. All’inizio ci rivolgevamo alla piccola e media impresa poi man mano abbiamo allargato il nostro raggio d’azione perché ci si è accorti dell’esistenza di una mancanza di consapevolezza da parte di molte imprese di cosa avvenga al di fuori dei confini nazionali. Io, e la mia collega cofondatrice Graziella Giangiulio, abbiamo unito le forze creando un giusto mix  di competenze assieme ad altri colleghi al fine di creare un quadro il più possibile scevro da preconcetti di ciò che accade in parti del mondo apparentemente lontane.

Lei è stato un ufficiale riservista della N.A.T.O. Questa organizzazione, nata per scopi di difesa contro il pericolo sovietico, adesso che scopi si propone?

Attualmente sono un ufficiale in riserva della Guardia di Finanza ed ho partecipato a vari incontri all’interno della N.A.T.O. Quest’ultima, come è noto, nasce come difesa del mondo occidentale dall’U.R.S.S. Dopo la caduta del muro del muro di Berlino e la conseguente riconfigurazione dell’Unione Sovietica, la N.A.T.O. ha ripensato se stessa: lo dimostrano le missioni di pacificazione o interposizione, molto spesso sotto il mandato dell’ O.N.U, una fra tutte quella in Afghanistan. Oggi la N.A.T.O. si sta ricompattando su posizioni più originarie e legate al trattato d’istituzione, ovvero la contrapposizione tra due blocchi in questo caso quello occidentale e quello Russo. L’Allenza Atlantica sta cercando parterships in tutto il mondo: in  Asia , basti pensare all’apertura di un ufficio di rappresentanza in Giappone che ha subito creato malumori in Cina ed in Africa, con l’invio di rappresentanti politici. Ricordiamo, difatti, che la N.A.T.O. è in primis un’alleanza politica e poi militare.

Siamo ormai a più di un anno di inizio della guerra Russo-Ucraina. C’è molta disinformazione a tal riguardo. Secondo lei è indotta o dovuta ad una non poco chiara consapevolezza e conoscenza degli eventi sul campo di battaglia?

Viviamo in un ambiente mediatico che apparentemente può sembrare obiettivo, ma che in realtà non tiene conto di molte sfaccettature. Questo sia perché Il pubblico è disabituato all’eccessivo dettaglio informativo sia perché alcune tematiche risultano essere così complesse da non poter essere ridotte a poche righe. La semplificazione spesso porta ad un’informazione grossolana che riduce tutto ad un’opposizione ‘’manichea’’ della realtà (chi è buono e chi è cattivo). C’è sicuramente una componente di informazione pilotata o drogata a fine bellici sia da parte russa ma anche da parte occidentale. La propaganda in quanto tale è parte della ‘’infowar’’ ed è una delle armi a disposizione dei due contendenti. Chi si occupa di politica internazionale ed analisi del rischio deve essere capace di discernere il grado di manipolazione informativa grazie alla comparazione di diverse fonti. Ciò che mi stupisce di questi tempi è la mancanza di volontà di comprensione da parte di molti studiosi occidentali di ciò che viene pubblicato dall’altra parte della barricata, escludendo a priori un notevole serbatoio di informazioni utili ad un’analisi più obiettiva dei fatti. Non bisogna illudersi del fatto che le informazioni occidentali riguardo la recente guerra russo-ucraina, in gran parte britanniche e statunitensi, siano sempre veritiere poiché esse sono spesso legate ad esigenze economiche, politiche e strategiche. E’ interesse da parte della nostra agenzia far comprendere ciò che accade sul terreno di guerra ,senza la pretesa di avere la verità in mano, ma con l’intenzione di spiegare i fatti da diverse angolazioni.

Nel mondo attualmente si stanno combattendo varie guerre oltre a quella sul suolo europeo ucraino. Lo Yemen per esempio. Sa dirci qualcosa di specifico al riguardo?

In questo momento è tornata alla ribalta la guerra in Yemen tra gli Huthi e i sauditi. Il programma alimentare mondiale ha recentemente  annunciato che non potrà più garantire gli aiuti alimentari nelle aree comandate dagli Huthi perché non ha trovato un accordo con questi ultimi. La guerra in Yemen dura da vari anni: all’inizio era una guerra civile tra la popolazione sunnita e quella sciita. Il clan degli Huthi, di fede sciita, ha conquistato molte zone del paese tra cui la capitale San’a’ ed è in guerra non solo con il governo in esilio che si è rifugiato in Arabia Saudita ma con l’Arabia Saudita stessa. Lo Yemen è un paese strategico, in quanto essendo la parte costiera della penisola arabica, è un punto di snodo fondamentale per i traffici marittimi. Si può ben dire che in Yemen esiste una guerra per procura ‘’proxy war’’ tra L’Iran che difende gli Huthi e l’Arabia Saudita che protegge la maggioranza sunnita. La recente pace tra Teheran e Riad ha aperto nuovi scenari che però non hanno fermato gli attriti tra gli Huthi ed i sauditi andando, in realtà, a creare le basi per un collegamento tra il conflitto yemenita con ciò che sta accadendo oggi nella striscia di Gaza. In questo conflitto tra una realtà statuale (Israele) e una realtà non statuale (Hamas) è difatti presente un terzo attore che è proprio lo Yemen, il quale ha attaccato  fin dai primi giorni di guerra, varie navi civili e militari e il territorio di Israele con droni e razzi.

Per quanto riguarda le tecnologie cybernetiche, il gap dei paesi terzi rispetto all’occidente è ancora ampio? Oppure si sta colmando in questi ultimi anni?

Per la guerra cybernetica è stato coniato, sia a livello mediatico che accademico, il termine ‘’chip war’’. Questo gap tecnologico tra occidente e i B.R.I.C.S. vuole essere aumentato grazie  alle sanzioni e all’interruzione di esportazioni di tecnologie di ultima generazione ma, nella realtà dei fatti, esso si sta colmando velocemente. L’Asia è oramai all’avanguardia , l’Africa che noi percepiamo come meno progredita in realtà possiede interessanti novità tecnologiche. Il gap tecnologico tra le due superpotenze mondiali, ovvero U.S.A. e Cina, per alcuni è ormai dato alla pari soprattutto grazie alla nuova rivoluzione tecnologica cinese che ha permesso la creazione di computer con una velocità di connessione dati di oltre un Tera (per es.: download dell’intero archivio di Netflix in pochi minuti). Ricordiamo che il dominio cybernetico è uno dei domini più complessi, che va dal mondo dell’intrattenimento a quello economico e bellico ed il terreno principale su cui si gioca e si giocheranno le contrapposizioni sempre più vaste tra Pechino e Washington.

 

di Lelio Antonio Deganutti

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