Gentile Prof. Lizza. Come è cambiata la Geopolitica dai suoi primordi, ad ora ? E soprattutto in cosa differisce l’approccio statunitense da quello europeo?

La geopolitica oggi è completamente diversa da quella del passato. La geopolitica quando è nata si fondava su strumenti che erano sostanzialmente rappresentati dalle carte geografiche, dalle risorse economiche disponibili, dallo sviluppo demografico, dalle capacità militari. Oggi questi strumenti devono essere completati con un altro tipo di conoscenze che sono fondamentali per poter condizionare e orientare le masse verso determinati scopi. Mi riferisco in modo particolare al condizionamento e alla manipolazione delle menti come un aspetto importantissimo, se non proprio essenziale nella geopolitica attuale e in quella del futuro. Gli strumenti che implicano il condizionamento delle masse vanno studiati affondo dalla geopolitica per poter capire come muoversi, dove muoversi e soprattutto quando muoversi per influire e condizionare le popolazioni agli scopi prefissi dai grandi decisori sia politici che economici. Riguardo all’approccio statunitense rispetto a quello europeo, direi il contrario: in cosa differisce quello europeo da quello statunitense. Non c’è dubbio, infatti, che l’approccio geopolitico europeo è fondamentalmente identico  a quello a stelle e strisce: l’Europa si muove secondo i desiderata e l’impostazione politica che vogliono gli Stati Uniti. Quest’ultimi  e il vecchio continente, insieme ad altri stati, rappresentano nel contesto planetario l’occidente che si muove quasi sempre in contrapposizione ai cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), i paesi del mondo ‘’orientale’’

La società come sottolinea nel suo ultimo libro ‘’Gli orizzonti della nuova geopolitica’’ sta cambiando radicalmente. La cultura, che un tempo si sudava sui libri, ora sembra alla portata di tutti. E’ possibile oggi parlare di cultura?

E’ difficile parlare di cultura in generale. Diciamo che c’è un’informazione in generale che è parametrata ai social e a tutti i livelli comunicativi che oggi imperversano sulla scena della comunicazione. Questa è una cultura che viene distribuita ai fruitori in maniera gratuita e molte volte ha contenuti superficiali. La cultura di un tempo era una cultura che veniva consolidata attraverso letture, riflessioni, scambi di opinioni. Oggi è tutto l’opposto: la cultura che viene trasmessa spesso non viene preventivamente elaborata. Questo è un danno fondamentale causato dai nuovi strumenti comunicativi che stanno abituando le persone a non ragionare e riflettere. Direi che tutto ciò è in linea con la tendenza, che ormai è prevalente attraverso la digitalizzazione, a percorrere strade predeterminate: si stanno spingendo le masse a non ragionare e a rispondere esclusivamente ai quesiti che vengono posti a priori dai decisori politici, economici e culturali.

 

 

L’attuale conflitto Ucraino-russo, una volta terminato come sposterà gli equilibri della geopolitica internazionale? C’è sempre il fattore X che si chiama Cina.

Il confitto Ucraino - russo nasce da molto lontano. I presupposti stanno in quel conflitto tra oriente ed occidente a cui nella prima risposta ho fatto riferimento. Non c’è dubbio che in tutto ciò si inserisce la grande Cina che ad oggi rappresenta un’economia di grandissima importanza sotto vari aspetti, tra cui quello tecnologico. La Cina vuole avere il suo ruolo nel mondo come nel passato lo hanno avuto gli Stati Uniti: si tratta di due grandi potenze in contrasto che tendono a costruire un nuovo ordine mondiale sotto il proprio auspicio e le proprie impostazioni politico/ideologiche.

Secondo lei se non si riesce a fare fronte alla povertà sempre più dilagante anche negli stati occidentali, c’è il rischio di un’implosione di sistema e potenziali sobillazioni civili?

Obbiettivamente c’è una crisi economica in atto nel mondo occidentale che poi si riverbera in quello orientale. Quello che voglio sottolineare però è che tra i paesi sottosviluppati c’è una componente di povertà che qui è difficile immaginare, come la mancanza di beni di primissima necessità per circa  800 milioni di persone. A mio parere, andrebbero risolte prima queste immani piaghe in questi paesi e, solo in un momento successivo, trovare delle soluzioni per tamponare le problematiche economiche che attanagliano attualmente i paesi più sviluppati.

Questa intervista la sta rilasciando per l’associazione cattolica di promozione sociale ‘’Tota Pulchra ’’. Quale è e quale sarà il ruolo delle religioni ed in particolare del Cattolicesimo sia occidentale (romano) che orientale (ortodosso) da un punto di vista valoriale?

Ogni religione ha ciascuna i propri valori, ma sostanzialmente tutte hanno un comun denominatore che è quello della spiritualità che, a mio avviso, tende a scivolare via di questi tempi. Le religioni dovrebbero trovare un modo di cooperazione anziché di antagonismo soprattutto in questi tempi dove i tecnicismi come la digitalizzazione, lo sviluppo dell’informatica, del metaverso e dell’intelligenza artificiale stanno allontanando l ‘uomo dalla spiritualità e quindi, da sé  stesso. Nonostante le complessità e le problematiche presenti in questo periodo storico, totalmente immerso nel materialismo, bisognerebbe trovare il modo di fare emergere sempre più soluzioni inerenti allo spirito e ai fini ultimi dell’essere umano.

 

 di Lelio Antonio Deganutti

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