Uno degli aspetti più problematici nella conservazione dei beni culturali è legato alla   definizione degli interventi di restauro. Spesso infatti è proprio nella fase progettuale che si riscontrano le maggiori difficoltà legate alle scelte da effettuare e  alla tipologia di restauro da adottare. Una approfondita conoscenza dello stato di fatto e delle fasi storiche dell’opera su cui si dovrà intervenire costituisce, a nostro avviso, la base per ottenere gli elementi necessari ad una programmazione corretta ed adeguata della strategia di restauro. Di certo una conoscenza scientifica delle opere si può raggiungere soltanto con l’interazione tra più figure professionali che lavorando in sinergia apportano conoscenze diverse per la realizzazione di uno studio completo e realmente utile. Le competenze di varie professionalità quali l’architetto, il restauratore, lo storico, lo storico dell’arte, il geologo, l’archeologo, il chimico, l’ingegnere, e altre figure necessarie, possono essere

impiegate in relazione alle esigenze che si riscontrano nei vari cantieri per il raggiungimento di una conoscenza corretta ed esaustiva e la conseguente programmazione degli interventi da operare.

Nel nostro percorso professionale abbiamo riscontrato l’importanza di questa metodologia di lavoro che, se applicata fin dalle  fasi iniziali, agevola l’intervento di restauro e consente un approccio scientifico ed eticamente corretto.  In particolare abbiamo ritenuto molto utile la collaborazione costante tra la figura del restauratore, con competenze tecniche e direttamente legate agli aspetti materici dell’opera, e quella dell’archeologo dell’architettura che, con competenze specifiche nell’analisi delle fasi costitutive dei manufatti coadiuva anche l’operato di altre figure professionali.  In un contesto dove si operano interventi di restauro sui manufatti risulta evidente l’ importanza di poter eseguire un’analisi diretta delle strutture con metodi scientifici che consentano di trarre informazioni utili per una conoscenza approfondita dell’opera.

L’attenzione che è stata posta al problema di degrado conservativo dei manufatti è degna di una sensibile risposta positiva al committente da parte dei conservatori responsabili. Da parte mia tale sensibilità sarà espressa nell’operare con responsabilità operosità diligenza e abilità professionale che è dovuta a un tecnico conservatore, rispettando il valore storico-artistico dell’opera.

L’accorgimento per una buon'esecuzione è nella scelta dei materiali specifici e alle tecniche che si possono applicare, in rapporto al tipo di intervento che si rende necessario

La corrosione del bronzo

Il bronzo è una lega formata principalmente da rame e stagno (bronzo binario) con l’aggiunta molto frequentemente di piombo, per rendere il metallo più facile da lavorare. Sotto l’azione combinata

dell’umidità e dell’ossigeno, i bronzi subiscono una trasformazione, che forma cloruri rameoso o

natochite, bianco opalescente. Si formano poi uno strato di ossido rameoso o cuprite, di colore

rosso. Nei strati più superficiali si trovano i carbonati di rame basici, cioè azzurrite o malachite. La paratacamite, che è il materiale verde del cancro del bronzo, si forma dal cloruro di rame, sotto l’azione combinata di ossigeno ed acqua.

Questa corrosione è indicata come corrosione ciclica e continua dalla superficie verso l’interno del metallo completa stabilità della patina può essere garantita solo rimuovendo i prodotti di corrosione o impedendo l’accesso dell’umidità atmosferica e dell’ossigeno.

Quest’ultima condizione è estremamente difficile da mantenere in un ambiente. L’intervento più sicuro consiste quindi nella rimozione di tali prodotti. Operazione più drastiche, che comportano la rimozione della patina, sono da considerare, dannose. Bisognerà invece intervenire stabilizzando la patina, contro l’azione dell’umidità per mezzo di un intervento chimico.

 

STATO DI CONSERVAZIONE

A un primo esame visivo tutta la superficie presa in considerazione si presenta danneggiata dal tempo, provocando un' alterazione chimico-fisica.  Su di esse vi è la presenza di depositi superficiali che offuscano le decorazioni. Tali alterazioni presenti sono da attribuire a fenomeni di mineralizzazione che trasformano il metallo in polvere. Altri depositi di diversa natura quali polvere e sostanze grasse  aggravano lo stato di conservazione. E’ evidente la necessità di una pulitura che mette in risalto gli elementi decorativi di non immediata lettura.

La profusioni in oro con la tecnica dellamalgama di mercurio che decorano il manufatto ha subito varie e spesso traumatiche puliture, di cui sono segno evidente le numerose graffiature e le abrasioni della doratura, visibili in più zone. Presenza circoscritta di strati di ossidazioni alcuni molto aggressivi, che cristallizzando sotto l’oro determinato prima il sollevamento dello stesso sotto forma di “bolla”, e quindi, con l’espulsione del cristallo minerale, l’aprirsi di minuscoli ma diffusi crateri nell’oro. Questo fenomeno, inarrestabile senza un intervento immediato di  restauro e successiva protezione del manufatto, nel tempo determinano la graduale e totale perdita della doratura.

 

PULITURA BRONZO

Dopo aver svolto le indagini di tipo conoscitivo meccaniche e  chimiche e con una attenta visione delle superfici a luce diretta, radente e alla serie di piccole prove di pulitura atte a verificare la natura di quanto presente sulle superfici, si potrà elaborare con precisione  un piano d’intervento in accordo con la D.L.

  1. Spolveratura della superficie metallica per mezzo di pennelli e aspiratore
  2. Rimozione di depositi superficiali di particelle  grasse con solventi organici acetone triellina  
  3. Lavaggio con uso di soluzione tensioattivo Twee20 in acqua e alcool per la rimozione di particelle grasse polveri e sali solubile con l’aiuto di spazzolini di setola naturale.
  4. Disidratazioni eseguita con alcool e successivo acetone
  5. Pulitura meccanica mediante pennelli, spazzolini , matite a fibra di vetro, bisturi, in presenza di incrostazioni calcaree, silicie, patine di corrosione.
  6. Successivo lavaggio in acqua distillata in presenza di sali solubili della pulitura della superficie e controllo del PH delle acque di lavaggio.
  7. Trattamento locale di inibizione con benzotriazolo
  8. Protezione finale eseguita con protettivo
  9. Documentazione fotografica scritta informatizzata
  10. Depolveratura delle superfici al di sopra della patina per mezzo di microspazzolini in setola naturale e contestuale aspirazione.
  11. Rimozione di depositi superficiali  di particelle  grasse con miscele di solventi organici.
  12. Lavaggio con uso di soluzione tensioattivi neutra in acqua deionizzata e alcool per la rimozione di particelle grasse polveri e sali solubili con l’aiuto di spazzolini di setola naturale.
  13. Disidratazioni eseguita con alcool e acetone.
  14. Pulitura meccanica mediante pennelli, spazzolini, matite a fibra di vetro, bisturi, in presenza di incrostazioni calcaree, silicee, patine di corrosione.
  15. Pulitura chimica per l’estrazione di prodotti corrosivi dissimulati.
  16. Successivo lavaggio in acqua distillata per l’eliminazione di ogni traccia di sali solubili rimasti come residui sulle superfici e controllo del PH delle acque di lavaggio.
  17. Trattamento superficiale di inibizione con inibitore di corrosione.
  18. Protezione finale della patina originale superficiale.
  19. Montaggio o delle nuove lampade di illuminazione
  20. Movimentazione rimozione e ricollocazione dalla collocazione originaria del manufatto
  21. Relazione e documentazione fotografica dell’intervento eseguito.

 

Il Restauratore

Cesare Poderosi

 

 

Tota Pulchra: Associazione per la promozione sociale

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